La 7^ edizione della Giornata dell’Innovazione si è svolta a Trento lo scorso 2 ottobre come tappa del nuovo Tour nazionale inaugurato a Venezia il 15 maggio 2025.
L’iniziativa, organizzata dall’Ordine degli Ingegneri di Trento con quelli di Venezia e Milano, ha posto al centro il tema “L’Innovazione e le sfide climatiche: il ruolo dell’ingegneria”.
L’ing. Maurizio Milan, strutturista di prestigio internazionale, ha svolto il ruolo di keynote speaker. L’Ordine degli Ingegneri di Venezia è stato rappresentato dal Presidente Mariano Carraro, dal Consigliere Marco Gorini e dal Coordinatore della Commissione Innovazione Davide Bacchin.
L’incontro ha visto gli interventi di docenti universitari, manager e imprenditori, che hanno presentato esempi concreti di soluzioni innovative già adottate con successo per affrontare i cambiamenti climatici, proseguendo il percorso
CONTRIBUTO ING. MARIANO CARRARO

La sinergia sviluppata in questi anni tra gli Ordini di Trento, Milano e Venezia con la Giornata dell’Innovazione è ormai riconosciuta come una buona pratica a livello nazionale. Trento ha saputo creare uno straordinario momento di confronto tra ingegneri, imprese e istituzioni sul tema dell’innovazione, e abbiamo deciso di collaborare per estendere l’iniziativa oltre i confini provinciali. Come sapete, da quest’anno il format è diventato itinerante: lo scorso 15 maggio abbiamo organizzato la prima edizione veneziana. L’obiettivo è proseguire con ulteriori tappe nazionali, ritrovandoci poi a Trento per fare il punto e dare continuità a questo percorso di confronto.
Il tema dei cambiamenti climatici è stato affrontato anche a Venezia (trovate tutte le presentazioni sul sito) ed è stato analizzato dal punto di vista “positivo” del termine ossia delle opportunità imprenditoriali che possono nascere attraverso il connubio ingegneria e innovazione.
Adattarsi ai cambiamenti climatici non può essere considerata un’opzione, perché significherebbe rassegnarsi a una situazione destinata a peggiorare. Prima di oltrepassare “l’orizzonte degli eventi” di questo buco nero, abbiamo a disposizione una risorsa fondamentale: l’innovazione, capace di generare l’impatto e il valore di cui abbiamo bisogno. Innovazione che non va confusa né con un semplice ammodernamento né con una ricerca fine a se stessa.
I cambiamenti climatici rappresentano una sfida globale che, nella loro drammaticità, possono però trasformarsi in una straordinaria opportunità per generare nuova “energia” e quindi valore, a condizione che vengano affrontati con un approccio sistemico.
La visione sistemica tipica di un ingegnere è una prospettiva globale: significa analizzare un sistema complesso senza fermarsi ai singoli dettagli, ma cercando di comprenderne le dinamiche senza semplificare eccessivamente la realtà. L’ingegnere non si concentra sui singoli fenomeni isolati, bensì sulle interconnessioni tra le diverse variabili che caratterizzano i sistemi complessi. È proprio questo approccio che i cambiamenti climatici richiedono per essere gestiti in maniera efficace.
Non possiamo più permetterci di improvvisare: oggi devono intervenire coloro che possiedono le competenze adeguate. Come Ordine degli Ingegneri di Venezia abbiamo già elaborato, nel 2020, un primo documento dedicato ai cambiamenti climatici, consapevoli della loro forte incidenza sul nostro territorio.
Un esempio emblematico è il Mose: un’opera ingegneristica unica al mondo, che funziona e ha dimostrato la sua efficacia. Tuttavia, sappiamo già che presto sarà necessario integrare nuove soluzioni. Per questo ci siamo attivati per raccogliere, tra gli ingegneri, idee e proposte innovative, adottando l’approccio dell’open innovation.
CONTRIBUTO ING. MARCO GORINI

L’aumento dell’efficienza in realtà aumenta i consumi e quindi amplifica i problemi ambientali invece che ridurli?
Concordo: è una questione di prospettiva. Peter Drucker diceva che “efficienza” significa fare le cose bene, mentre “efficacia” significa fare le cose giuste. L’efficienza aumenta la produttività, ma a guidare l’innovazione dovrebbe essere l’efficacia, cioè la capacità di individuare le cose giuste da fare per raggiungere obiettivi corretti e ottenere l’impatto desiderato.
Cosa si intende per strategia dell’innovazione? Quale esempio rappresenta un corretto utilizzo di questa strategia?
A tal riguardo è fondamentale anteporre l’efficacia: non basta fare meglio ciò che già si fa, ma bisogna identificare gli obiettivi giusti. Pensiamo, ad esempio, all’innovazione digitale e alla digitalizzazione: una semplice lista di tecnologie “4.0” non è una strategia. Una vera strategia richiede obiettivi concreti e, per un’impresa, ciò significa generare valore e ritorno economico. Non basta ottimizzare processi esistenti: serve comprendere quali siano le iniziative realmente in grado di creare valore. La strategia, inoltre, deve prevedere obiettivi chiari. Non riguarda solo le aziende: pensiamo a una strategia politica per incentivare l’innovazione. Personalmente apprezzavo il vecchio patent box, che defiscalizzava i ritorni economici derivanti dallo sfruttamento della proprietà intellettuale. Oggi, invece, siamo tornati a coprire soltanto i costi di deposito: ma così finanziamo l’innovazione o l’invenzione? Se non chiarissimo bene cosa significhi “innovazione”, rischiamo problemi seri. È proprio per questo che a livello ISO abbiamo costruito un corpus normativo come la serie ISO 56000.
Queste strategie devono includere la sostenibilità ambientale? E se sì, in che modo?
Assolutamente sì, ma va inquadrata correttamente. L’obiettivo primario di ogni impresa resta il fatturato e il ritorno economico. Digitalizzazione e sostenibilità non sono fini in sé, bensì opportunità straordinarie per fare innovazione e generare valore. Più grande è l’opportunità, maggiore è l’“energia potenziale” da trasformare in impatto concreto. Questo non riguarda solo le tecnologie, ma anche la possibilità di rivedere i modelli di business e le modalità di produzione e consumo. Pensiamo, ad esempio, al remanufacturing o alla servitization.
Quali metriche possono essere utilizzate per valutare una strategia di innovazione e capire se è valida?
È vero che non sempre è collegabile direttamente ai dati di bilancio, perché non si tratta solo di valore finanziario. Tuttavia, è fondamentale monitorare anche questi dati per garantire la sostenibilità economica delle iniziative di innovazione. Il bilancio rappresenta un indicatore utile e può servire anche per giustificare determinate scelte, ad esempio in sede di confronto con gli investitori. Mi è capitato più volte di incontrare start-up e PMI “innovative” che si presentavano come tali. Dopo aver ascoltato i loro pitch, ponevo una domanda scomoda: “Ho visionato i vostri bilanci, che come sapete sono pubblici… mi spiegate questa situazione?”. Spesso emergeva un disallineamento tra il racconto innovativo e la realtà economico-finanziaria.
Quali accorgimenti si possono adottare per evitare fallimenti o bancarotte nonostante cospicui investimenti?
La strategia di innovazione deve essere perfettamente allineata con la strategia aziendale. Essere una PMI o una start-up innovativa non significa improvvisare o agire in modo creativo senza direzione. Implementare un sistema di gestione consente di comprendere la complessità del mercato e le sue interazioni, sviluppando una visione sistemica. Questo approccio aiuta a prevedere scenari futuri, abbandonando la visione lineare e deterministica per ragionare in termini probabilistici: significa prepararsi in anticipo a diversi possibili sviluppi e definire i comportamenti da adottare. In questo modo si gestisce l’incertezza e si riesce ad anticipare gli altri nel cambiamento.
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Crediti immagini: Marco Gorini, Ordine Ingegneri Trento







