Report curato dall’ing. Marco Baldin Coordinatore del gruppo di lavoro “MoSE e acqua alta” dell’Ordine Ingegneri Città Metropolitana di Venezia e Vicepresidente del Collegio Ingegneri Venezia.
Nel febbraio del 2020, il Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri di Venezia ha costituito il gruppo di lavoro “Mo.S.E. e acqua alta” per approfondire gli interventi di tutela e di salvaguardia di Venezia e della sua laguna e per seguire le fasi conclusive dei lavori e l’avviamento all’esercizio delle opere di sbarramento mobili (il Mo.S.E. appunto).
Il Consiglio dell’Ordine è infatti convinto che, al punto in cui siamo, sia inutile ridiscutere il progetto del Mo.S.E., attizzando vecchie polemiche mai completamente sopite, ma piuttosto che sia necessario concludere al più presto i lavori e mettere in servizio le opere, risolvendo nel contempo i problemi di manutenzione e di esercizio.
Con questa iniziativa, l’Ordine intende inoltre offrire un concreto supporto all’azione del Provveditore alle OO.PP. e dei commissari straordinari.
I componenti del gruppo di lavoro (in tutto 20), partecipano su base volontaria, sono estranei al progetto, ai lavori e più in generale agli interessi del Consorzio Venezia Nuova (CVN); provengono da ambiti lavorativi differenti (libera professione, società di ingegneria, industria, pubblica amministrazione) e posseggono competenze tecniche diversificate, che coprono i tre settori della professione: civile, industriale e informatico.
Il gruppo di lavoro tiene riunioni con cadenza mensile, aperte alla presenza di terzi qualificati su richiesta; sulle questioni più controverse o quelle più complesse, viene ascoltato il parere di esperti, invitati a prendere parte alle discussioni a titolo personale.
Negli incontri periodici, il gruppo di lavoro si è occupato di problemi di gestione e di esercizio degli sbarramenti mobili in vista della loro prossima entrata in servizio, alle implicazioni con la tutela del centro storico, la salvaguardia della laguna, alle prospettive dei porti commerciale e turistico di Venezia.
Gli appuntamenti più importanti sono stati quelli dedicati:
- alla “governance” della laguna (esame dell’Art. 95 del DL 104 VIII-2020 convertito con 126 X-2020), concretizzatosi in un “position paper” inviato ai rappresentanti veneti al Parlamento;
- al progetto di salvaguardia dell’ “insula” di S. Marco, illustrato dall’arch. Lanza (THETIS) e ing. Pollastri;
- al progetto di difesa della basilica di S. Marco, presentato dall’ing. Rinaldo, a cui ha partecipato anche il Primo proc. della Basilica Tesserin;
- ai problemi dei porti commerciale e turistico, con la partecipazione del prof. Costa e (in un’altra occasione) dell’Autorità di Sistema Portuale, il cap. Revedin, l’arch. Libardo e l’ing. Menegazzo;
- agli studi sulla morfologia della laguna, presentati dall’ing. Campostrini (CoRiLa);
- ai problemi della sicurezza idraulica della laguna e del bacino tributario, al rapporto con gli strumenti programmatori vigenti a scala di bacino, discussi con l’ing. Rusconi.
Agli incontri è sempre seguita la discussione delle tesi esposte e la raccolta dei documenti prodotti, materiale divulgativo che ora è liberamente disponibile e che, su richiesta, può essere condiviso.
Il gruppo di lavoro ha seguito con interesse anche i test funzionali del Mo.S.E.; questi test costituiscono la prova più convincente dell’efficacia del progetto e delle sue potenzialità, anche se restano da completare gli impianti definitivi, i collaudi e l’avviamento all’esercizio.
A 55 anni dal tragico evento del novembre 1966, a 18 anni dall’avvio dei lavori (aprile 2003), il gruppo di lavoro è convinto che questo sia il primo passo concreto verso la soluzione dei problemi di Venezia e della sua laguna.
Infatti, non è il progetto a destare dubbi, non sono le sue carenze – presunte o reali – che lo mettono in discussione: il progetto Mo.S.E. fu il risultato di scelte condizionate dai vincoli posti dalle autorità (sopratutto ambientali). Era e resta ancor oggi l’unica scelta possibile.
E’ piuttosto l’infinito protrarsi dei lavori, accompagnato dall’inevitabile aumento dei costi e del contenzioso che mette in pericolo la sua efficacia.
In Italia, 20 anni è mediamente il tempo necessario per concludere un’opera pubblica. Due esempi recenti: 18 anni per completare i lavori della diga del Bilancino sulla Sieve (2002) e addirittura 30 per quelli della diga di Ravedis sul Cellina (2014). Entrambe erano opere pubbliche indispensabili per la sicurezza idraulica di vaste aree urbanizzate e, come il Mo.S.E., erano state progettate dopo l’alluvione del novembre 1966.
Vale invece la pena di rimarcare che per completare gli sbarramenti antitempesta di Londra (1982) e Rotterdam (1997), sono bastati rispettivamente 8 e 7 anni.
Inoltre, sempre in Italia, al progetto viene dedicata un’attenzione minore di quella che viene riservata agli aspetti legislativi, legali, autorizzativi e finanziari e non si presta sufficiente attenzione neppure alla qualità ed alla vita utile dell’opera, ai costi di esercizio ed a quelli di manutenzione.
Il gruppo di lavoro rimarca che da questo punto di vista – purtroppo – il Mo.S.E. non fa eccezione; dagli incontri e dagli approfondimenti sono infatti emerse criticità che richiedono urgenti provvedimenti:
- la lenta progressione dei lavori;
- i costi di esercizio;
- l’urgenza della manutenzione di quanto realizzato;
- i difficili rapporti con le imprese;
- la definizione del contenzioso;
- la nomina della nuova Autorità (L. n°126/X-2020);
- i difetti costruttivi ed i danni subiti dalle opere eseguite.
Queste sono carenze comuni a tutte le opere pubbliche italiane, ma a preoccupare sono anche le prospettive legate ai cambiamenti climatici. I timori riguardano l’aumento della frequenza delle manovre di chiusura, che col tempo potrebbe portare alla completa separazione mare-laguna. Una prospettiva drammatica per le conseguenze ambientali, economiche e sociali; tuttavia una criticità che non è ascrivibile a qualche carenza progettuale del Mo.S.E., perché interessa indistintamente tutti gli sbarramenti antitempesta ovunque realizzati.
Su tutte queste questioni proseguirà il lavoro del GdL nelle prossime riunioni.
Riflettere sulla travagliata esperienza del Mo.S.E., è interesse di tutti, perché è quella grande opera – unica al mondo nel suo genere – che oltre a mettere in luce le straordinarie capacità dell’ingegneria nazionale, evidenzia i limiti ed i problemi che affliggono il processo di realizzazione delle grandi infrastrutture pubbliche italiane.
La cosa appare particolarmente importante oggi, che si prospettano grandi opportunità di investimento per il nostro paese; opportunità che però richiedono – oltre a progetti di qualità – costi e tempi esecutivi certi e contenuti, per essere in grado di soddisfare gli impegni presi con la comunità europea.
Componenti del gruppo di lavoro “MoSE e Acqua Alta”
Ing. Marco Baldin (Coordinatore)
Ing. Mario Bianchi
Ing. Alberto Bonafe’
Ing. Tullio Cambruzzi
Ing. Mariano Carraro
Ing. Diego Danieli
Ing. Leandro De Rossi
Ing. Luisa Facchin
Ing. Achille Gastaldello
Ing. Andrea Grimaldi
Ing. Afro Massaro
Ing. Gilberto Scarpa
Ing. Roberto Scibilia
Ing. Virginio Stramazzo
Ing. Girolamo Strano
Ing. Stefano Talato
Ing. Christian Trevisan
Ing. Giacomo Trovato
Ing. Francesco Zaffanella
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